Nightguide intervista Valeria Caliandro

Nightguide intervista Valeria Caliandro


Valeria Caliandro, cantautrice pratese, ha presentato il suo secondo disco al Capanno 17 di Prato proprio ieri sera; La seducente assenza arriva a distanza di anni dal primo disco, Immacolato Caos, uscito nel 2012 e marca una decisa svolta nel processo compositivo: se prima Valeria si nascondeva dietro il nome d'arte VilRouge, adesso ha deciso di riappropriarsi del proprio nome e usarlo, marcando anche una differenza nel modo di scrivere e comporre. Il set, composto da 14 canzoni suonate insieme alla violoncellista Sara Soderi e il violinista Jacopo Ciani, si è svolto davanti a un locale strapieno illuminato di luci blu: ed ha senso, visto che qui parliamo di sirene, mare, pirati e galeoni. Siamo riusciti a incontrare Valeria e a cambiarci quattro chiacchiere, mentre cercavamo disperatamente un accendino che, a fine intervista, è stato finalmente localizzato.





Hai smesso di essere Vilrouge e sei tornata Valeria Caliandro: perché?
Perché non avevo più voglia di nascondermi, avevo voglia di essere chi sono: il mio disco è un lavoro molto intimo, non è un progetto e non è una band, quindi era giusto dargli il nome di un essere umano.


Quindi è anche cambiato il tuo modo di scrivere?
Sta cambiando: magari non si avverte tantissimo fra il primo disco e questo, ma so certamente che è così, che la direzione è quella: essendo il disco nuovo comunque abbastanza vecchio, nel senso che alcuni pezzi li ho scritti diverso tempo fa, sono tante le cose che mi sono successe anche da quando le ho registrate e la scelta del nome cambiato è arrivata dopo aver scritto i pezzi, quindi adesso ti posso rispondere che si, è cambiato il modo di scrivere.


Quindi questo è un disco di transizione.
Esatto: è come lo sento. Un disco che non potevo non fare ma che mi porta verso qualcosa di più definitivo.


In che senso “non lo potevi saltare”?
Non potevo dire “non lo faccio uscire, non è abbastanza importante, non ci sono pezzi abbastanza forti”: questo per me è un disco importante anche se magari gli altri non lo percepiscono così. Per me è stato un disco di trasformazione.


Stasera è la presentazione del disco, ma è anche l'inizio di un tour?
Stiamo cercando di fare in modo che lo sia! Facciamo un appello! (ride) Abbiamo una data a Milano all'Ohibò, il 25 gennaio, una al Volume di Firenze il 14 febbraio.


C'è un filo conduttore fra le canzoni o sono libere ognuna dall'altra?
In questo disco c'è un filo conduttore, tant'è che tutte hanno un'ambientazione precisa, che è quella del mare. Le canzoni contengono delle metafore appartenenti allo stesso mondo liquido, anche se le storie affrontate dentro le canzoni sono un po' diverse. Possono sembrare un continuo dialogo d'amore in situazioni molto diverse fra di loro.


Per esempio: La sirena e il pirata l'hai scritta un bel pezzo fa. Che differenza c'è fra un pezzo come La sirena e il pirata e un pezzo che hai scritto adesso?
Il pezzo più recente è Galeone, La sirena e il pirata è uno fra i primi. Hanno la stessa ambientazione pur essendo temporalmente molto distanti. Pensa che coerenza (ride). La sirena e il pirata è il tentativo di una sirena, la voce narrante, di salvare il pirata e mandarlo sulla terra: un processo contrario a quello di sedurlo e ucciderlo. Galeone invece è tutta un'altra cosa: è una richiesta di salpare con una nave e navigare insieme. E' una relazione più risolta, più presente, rispetto all'addio che da la sirena dal pirata.


Dentro La sirena e il pirata, in uno dei versi della canzone, c'è anche il titolo del disco.
Esatto, La seducente assenza.


Assenza di cosa?
Dell'altrove, qualsiasi cosa significhi per ognuno. Una malinconia. E' un sentimento che non sempre riusciamo a collocare o che comunque cambia spesso volto, ma è un sentimento umano che comunque resta, questa nostalgia che c'è e ci rappresenta.

interviste, valeria caliandro

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