Nightguide intervista Peligro

Nightguide intervista Peligro

Peligro, all'anagrafe Andrea Mietta, è pronto a farci ascoltare il suo nuovo di sco di inediti: Io sono Mietta sarà un disco più introspettivo, pensato, a volte frose anche arrabbiato dei precedenti, e sicuramente più profondo della media. Abbiamo parlato con lui del disco, dei live che sta facendo e della sua musica.


 Domanda obbligatoria: puoi dirci qualcosa su “Mietta sono io”, il tuo ultimo disco?
“Mietta Sono Io” è un manifesto di quello che sono. Le canzoni che lo compongono sono come delle cartoline che rappresentano ogni aspetto della mia personalità e, unite, formano un identikit abbastanza completo di quello che Peligro è oggi.
È stato molto bello raccontarsi.


“La parte migliore” è il tuo ultimo singolo e lo presenterai live a Caorle il 26 luglio: puoi dirci qualcosa in proposito? Come ti senti?
Sono molto emozionato all'idea di esibirmi in una cornice così importante e cercherò di far divertire chi verrà ad ascoltare me e gli altri artisti presenti. Voglio far prendere bene le persone :D


“Mietta sono io” è un disco più introspettivo della media degli album rap che escono in questo periodo, e so che sei estremamente prolifico (e anche decisamente veloce nella composizione): il rap è un bisogno praticamente fisico per te?
Diciamo che sono fortunato: la vita mi dà tanti stimoli per scrivere e questo non può che farmi piacere. Non sarei in grado di scrivere così tanto se ogni giorno non trovassi dentro di me e attorno a me gli input per mettere su carta le mie sensazioni.


Il rap e l'hip hop sono visti come una nuova forma di poesia: non solo politica ma anche, appunto, introspezione e riflessione. Cosa ne pensi?
Penso che la cultura hip-hop abbia avuto i suoi esponenti anche in Italia, ma che oggi siano in pochi a sposarla - o anche semplicemente a conoscerla - nella sua interezza.
Per quanto riguarda il rap, in passato si è rivelato un linguaggio particolarmente efficace per veicolare messaggi in maniera diretta, forse per questo si presta a tematiche politiche e sociali e all'introspezione. E forse è proprio per questo che mi trovo a mio agio con un linguaggio simile.


Credo che rap e hip-hop siano diventati il linguaggio privilegiato della generazione dei ragazzi nati dalla fine degli anni '90 in poi, come ti senti ad essere in un certo senso portavoce di una generazione?
In realtà non mi sento portavoce di niente (ride). Il rap è solo un linguaggio ed è il linguaggio che ho deciso di adottare per le mie canzoni perché lo trovo più immediato rispetto ad altri generi, che comunque adotto e non disdegno. 
Quelli che racconto nelle canzoni sono episodi di vita quotidiana che possono riguardare tutti, a prescindere dall'età... mi piace pensare di essere, più che un portavoce di una generazione, un narratore della vita di tutti.


Così, a istinto: tre eventi attuali sui quali vorresti scrivere qualcosa.
Più che eventi sono delle tendenze, delle tematiche che mi stanno a cuore: la disinformazione, l'impigrirsi delle menti e l'abbruttirsi delle coscienze.


Hai qualcosa da dire a che inizia a scrivere musica adesso? Qualche consiglio?
Ti dico i due consigli che mi avrebbe fatto piacere ricevere quando ho iniziato a fare musica.
Il primo è: “studia il settore dell'industria musicale e informati su quali sono le figure professionali con cui dovrai interfacciarti quando dovrai proporre la tua musica, perché se non lo farai tu nessuno lo farà per te”.
Il secondo è: “fai sempre musica che tu ascolteresti, così quand'anche non dovessi fare questo mestiere, almeno avrai fatto qualcosa che ricorderai con piacere”.


Ora odiami pure: quali sono le tue influenze e i tuoi dischi preferiti?
Il mio disco preferito è “Disco Inverno” di Mecna. È stato un album molto importante per me perché è arrivato in un momento in cui avevo perso fiducia nel rap italiano e grazie a lui ne ho riacquistato un po'.
Non saprei dirti con precisione le mie influenze... cerco di farmi contaminare il più possibile da tutti gli stimoli musicali che ricevo e spero di essere un bel mix delle cose migliori che ho ascoltato negli anni.
 

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